5 storie di cani da terapia

5 storie di cani da terapia

In questo articolo racconterem o 5 storie speciali riguardanti cani da terapia.

Alcuni di loro hanno vissuto momenti terribili, ma il loro entusiasmo e la loro voglia di vivere contagiano il cuore delle persone che li circondano.

La storia di Spartacus

spartacus fu il primo cane a portare soccorso

Il 14 dicembre del 2012 a New town nel Connecticut, si svolse un terribile massacro nella Sandy Hook Elementary School ad opera di un ventenne affetto da sindrome di Asperger pesantemente armato.

Morirono 27persone, 20 dei quali bambini fra i 6 e i 7 anni.

Quando la sparatoria avvenne, Spartacus fu fra i primi a portare soccorso.

Spesso i cani più grossi e dall’aspetto più minaccioso si rivelano i più dolci e gentili: è il caso di Spartacus, un Akita di 56 chili che insieme ad altri cani da terapia fornì supporto ai piccoli allievi traumatizzati dall’orribile evento.

Giocando con i bambini all’interno del campus, Spartacus ha ridato loro la fiducia e la voglia di vivere ancora l’ambiente scolastico. In particolare, a beneficiare dell’amore di Spartacus è stata Samantha, una bambina che non riusciva più ad uscire di casa per il trauma.

Spartacus l’ha assistita per ben due anni e la piccola sta facendo passi da gigante.

La sua storia ha avuto un impatto mediatico così forte che grazie ad essa il governo del Connecticut ha approvato una legge che permette alle vittime di un evento traumatico di beneficiare gratuitamente dell’assistenza di un cane da terapia nelle prime 24 ore.

Hector, dal combattimento alla terapia

Hector pitbull da combattimento salvato

Il 25 Aprile del 2007 in Virginia un blitz di polizia facente parte di un’investigazione anti-droga scoprì un canile per cani da combattimento nella proprietà di Michael Vick, un noto giocatore di football americano.

Il canile dell’orrore conteneva 47 cani da combattimento, in gran parte pitbull. Quando furono rivelati i dettagli sulle crudeltà inflitte a questi cani, gli attivisti per i diritti degli animali si impegnarono a riabilitarli.

Hector era uno di questi cani sfortunati: aveva affrontato un mondo di odio e dolore sin da quando era cucciolo, ma il suo nuovo padrone decise di addestrarlo come cane da terapia.

Il successo fu enorme: Hector entrava nelle scuole ed interagiva coi bambini per insegnare loro la compassione ed il rispetto verso gli animali.

Divenne famoso grazie ad una pagina Facebook che conteneva scatti della sua vita quotidiana, della sua missione; il motto che i suoi padroni gli attribuirono era: “l’unica cosa che combatto è la discriminazione.”

Purtroppo il povero Hector morì di cancro nel 2014 e i padroni donarono al pubblico un ultimo, toccante messaggio:

Non siate tristi per me, tutt’altro. Sebbene io abbia desiderato vivere più a lungo, sono andato via sapendo di aver vinto il gioco della vita.”

Lexy, un cane in caserma

Lexy Cane da terapia

Dopo 3 anni di missione in Afghanistan, il sergente Dennis Swols ha degli improvvisi ed incontrollabili scatti di rabbia e non è capace in alcun modo di parlare di ciò che ha visto lì in battaglia.

Ma quando si trova nell’ambulatorio della caserma Fort Bragg accarezza la testa di Lexy e gli si rischiara l’umore, mostrandosi più incline a parlare con la terapista. Questo è il lavoro di Lexy, un pastore tedesco di 5 anni, di proprietà della psichiatra della caserma, il maggiore Christine Rumayor.

Per lei, Lexy è un vero e proprio medicina le vivente: nell’ambiente militare sono in pochi ad ammettere di avere un trauma e a varcare la soglia dell’ufficio di Christine, ma Lexy permette alla dottoressa di entrare più in confidenza con i pazienti e li fa sentire a proprio agio.

Lexy ha dovuto affrontare un corso di preparazione di 2 anni e mezzo prima di poter essere ammesso come unico cane da terapia di Fort Bragg e gli ufficiali avevano comunque opposto un po’ di resistenza al suo ingresso in caserma.

Forse non volevano che ognuno pensasse di poter portare il proprio cane a lavoro”, dichiara il maggiore Rumayor, ma per fortuna Lexy è lì: da quando è in servizio, i soldati entrano volontariamente nell’ufficio della psicanalista.

La nuova vita di Elsa

Elsa cane per il recupero fisico e psicologico di un paziente

I cani da terapia possono essere una parte importante del processo di recupero fisico e psicologico di un paziente, ma Elsa è più di un sollievo peloso per le persone in difficoltà: è una lezione di perseveranza.

La storia di Elsa è piuttosto triste: fu trovata in un canile non a norma in Canada e la sua giovane vita era marchiata da abusi e incuria.

La conseguenza più devastante dei maltrattamenti che subì fu un blocco parziale della spina dorsale che risultò nella paralisi degli arti posteriori.

Per fortuna i suoi nuovi padroni, Nik e Dann, la sottoposero a diverse fisioterapie che le hanno permesso di recuperare in parte le capacità motorie.

Elsa passa la maggior parte del tempo in un carrozzino, che i padroni trasportano fra le corsie dell’ospedale di Vancouver: questo perché Elsa è ora ufficialmente un cane da terapia, che porta gioia e speranza alle persone affette da problemi simili al suo, insegnando con la sua storia e con la sua voglia di vivere nonostante l’handicap che non bisogna mollare mai.

Xander, il carlino cieco

Xander il carlino cieco

La storia di Xander, che ha luogo nello stato dell’Oregon, è quella di un carlino sfortunato che in seguito ad un incidente subito all’età di 1 anno, perse entrambi gli occhi.

Il povero animale venne operato e, ormai ridotto alla cecità, venne ospitato all’interno del rifugio per animali Klamath Center.

Ma gli stessi volontari si accorsero che Xander è un cane speciale: sembra avere il potere di portare il sorriso e riscaldare i cuori di chiunque abbia a che fare con lui.

Nell’arco di tre settimane, quindi, i due volontari Marcie e Rodney Beedy riuscirono a far ottenere a Xander il patentino di cane da terapia.

Da quel momento in poi, Xander ha trovato nella terapia nuova linfa vitale: assiste bambini ed anziani negli ospedali e con le sue facce buffe e le smorfie simili a sorrisi porta il buon umore ai pazienti.

I suoi padroni sostengono che Xander ha preso così a cuore la sua nuova missione che non appena sente qualcuno piangere, anche a distanza di parecchi metri, subito gli corre incontro per confortarlo.

La storia meravigliosa di questo carlino cieco ha avuto molta risonanza anche sul web e possiede una pagina Facebook personale.

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