Displasia d’anca nel cane: qual è il ruolo dell’alimentazione?
In questo articolo parliamo di una delle patologie più comuni dei cani, in particolare di quelli di razza. Parliamo infatti della displasia d’anca, patologia di cui avevamo peraltro già parlato in passato spiegando che cos’è e come si manifesta.
In questo articolo entreremo però più nello specifico, andando a vedere precisamente la sua prevenzione e, soprattutto, quella relativa alla componente alimentare.
Questo perché la prevenzione della displasia d’anca non passa solamente dal trattamento medico e dalla fisioterapia, ma anche dall’alimentazione, questione che viene sempre più presa in considerazione dai colleghi veterinari (si, chi scrive è un veterinario, Valerio per chi segue la domande di Cani.it).
Displasia d’anca: patogenesi
Sebbene l’altro articolo sia molto più esauriente e tecnico nelle spiegazioni, ripeto in poche battute e in parole povere che cos’è la displasia d’anca, tanto nel cane quanto (tra l’altro) nell’uomo.
Toccatevi il femore. Ci siete? Scorrete in su con la mano, fino ad arrivare al fianco. State così toccando la vostra articolazione coxo-femorale, dove il femore si infila (letteralmente) nel bacino.
Il femore ha una parte sporgente che si chiama testa del femore, che si infila in un buco speculare chiamato foro acetabolare.
A cose normali, il femore si muove nel bacino rimanendo ben adeso alle pareti del foro; se questo non succede, il femore si muove nel foro, traballando.
In questo modo si infiamma, l’osso si rimodella e arriva a uscire sempre di più dal foro, cosa che si manifesta perché il cane zoppica.
Questa, in sostanza, l’origine della patologia. Ma come agisce in tutto questo l’alimentazione?
L’alimentazione nella displasia d’anca
Diciamo che, sebbene la displasia sia dovuta in gran parte alla genetica del cane (e infatti ne soffrono alcune razze, come i Labrador, mentre nei meticci è rarissima) un ruolo importante lo svolge anche l’alimentazione.
In particolare, se un cane da giovane (la displasia si presenta a più di un anno di età) mangia troppo, il peso corporeo che aumenta più di quanto lo sviluppo scheletrico lo permetta provoca un peso ulteriore su questa articolazione, che si sta ancora sviluppando.
Ovviamente, già il rischio che non si sviluppi bene c’è, poi se noi andiamo ad appesantire il tutto le cose peggiorano, e anche il grado di displasia (non sono tutte uguali, ci sono 5 gradi di displasia).
Per questo, la regola numero uno è evitare l’obesità.
Noto, parlando con i proprietari, che va particolarmente di moda dare croccantini tanto più grassi e proteici possibile ai cani per dargli cibo “di qualità migliore”.
Certo, in linea di massima questo è corretto, ma nel caso di un cane soggetto a displasia bisogna fare molta attenzione: infatti se esageriamo, anche da cucciolo, con l’apporto calorico e proteico del cibo otteniamo solo di peggiorare la situazione del cane.
Questa, tra l’altro, è un’azione che alcuni allevatori in passato creavano (oggi sembrano averlo capito che è sbagliato) perché cercavano di far crescere il cane più velocemente possibile per poterlo poi vendere quanto prima; lo vendevano presto, quando ancora la displasia non si vedeva, poi l’ignaro acquirente si trovava ad affrontare il problema.
Diciamo che l’alimentazione è tanto più importante quanto più il cane è piccolo, perché lo sviluppo osseo rallenta.
Bisogna quindi scegliere mangimi poco calorici e poco proteici, ovviamente nei limiti delle necessità di crescita (almeno il 27% di proteine per il cucciolo ok, ma 34% è troppo!); il veterinario saprà dare le giuste indicazioni in questo senso per rimanere nell’equilibrio.
Seguire la razione giornaliera, poi, risulta fondamentale per andare avanti in questa strada.
Per quanto riguarda poi le molecole specifiche, che in certi casi sono anche contenute nei mangimi (fa fede l’etichetta), anche queste sono tanto più importanti quanto più il cucciolo è giovane.
Tra queste ci sono la Gliuosamina e il Condrotin Solfato che sono stimolanti della cartilagine (la stimolano a crescere più velocemente e completare prima l’articolazione), e poi gli acidi grassi essenziali che hanno azione antinfiammatoria (senza andare a cercarli tanto lontano, ma ci sono anche nell’olio di mais); ridurre l’infiammazione fa crescere in modo sano l’articolazione, evitando quindi problemi in futuro.
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La cosa più importante, però, è che se abbiamo un cane a rischio bisogna agire quanto prima in questo senso: se si inizia a fare le cose per bene subito, appena si prende il cane (60 giorni, di solito) abbiamo buone possibilità di riuscire a prevenire la displasia, anche seguiti dal veterinario; se aspettiamo che la malattia si manifesti è già troppo tardi, e la soluzione probabilmente sarà il trattamento chirurgico, che non è la cosa migliore del mondo.
Per questo motivo, se avete un cucciolo o avete intenzione di prenderne uno informatevi sulla possibilità di displasia d’anca che la sua razza può avere, così da essere sicuri e agire nel modo giusto per evitarla, fin da subito.
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